In questa notevole – e non facile – raccolta di saggi Lakatos affronta il delicato problema del rapporto tra razionalità e scoperta scientifica. E’ possibile una ricostruzione razionale dei processi che portano a una scoperta scientifica? E’ possibile definire una metodologia -ovviamente razionale e verificabile – che ci aiuti a dirimere ciò che e’ scientifico da ciò che non lo e’? La risposta di Lakatos e’ si e no. Non esiste, infatti, alcuna metodologia razionale che ci aiuti a distinguere automaticamente ciò che e’ scientifico da ciò che non lo e’, i.e. non esiste la razionalità istantanea, e questo anche perché l’uomo e’ irrazionale, tuttavia e’ possibile una ricostruzione razionale della storia della scienza.
Lakatos tenta di salvare il programma falsificazionista -ingenuo e/o metodologico – di Popper dalle critiche di Kunh, che peraltro lui considera assolutamente valide, rifiutandone pero’ la soluzione che, almeno nella lettura di Lakatos, elimina ogni razionalità nel passaggio da un paradigma scientifico all’altro. E tenta di salvarlo muovendo due critiche a Popper, che io ritengo assolutamente valide e convincenti. Innanzitutto per Popper il progresso scientifico si risolve in una lotta una teoria e gli esperimenti, tra congetture e confutazioni, e in questo ambito sono gli esperimenti cruciali a giocare il ruolo chiave nel dirimere tra teorie vere e false, con l’ulteriore specifica che lo scienziato, se intellettualmente onesto, deve specificare a priori le condizioni per cui abbandonerà la sua teoria.
Lakatos invece afferma che la concorrenza e’ tra diverse teorie,o meglio diversi programmi di ricerca -paradigmi in senso kunhiano- in cui sussistono diverse versioni della teoria. In questo contesto l’esperimento cruciale e’ riconosciuto tale solo a posteriori, quando un programma di ricerca e’ effettivamente avanzato al livello in cui ha sbaragliato gli avversari. Per esempio l’esperimento di Michelson e Morley, quello che nella vulgata scientifica distrusse la teorie dell’etere e confermo’ la costanza della velocità della luce, fu eseguito svariate volte, a partire da ben prima del 1905, quando Einstein pubblico’ l’articolo sulla relatività ristretta, fino a meta’ degli anni 50 del secolo scorso. Lakatos quindi sposta il falsificazionismo a livello di programmi di ricerca, e definisce teoricamente progressiva, nell’ambito del programma, quella serie di teorie che predicono fatti nuovi. Se poi questi fatti nuovi sono anche corroborati – in senso popperiano – la serie si definisce anche empiricamente progressiva. Se entrambe le condizioni sono verificate siamo di fronte a uno slittamento di problema progressivo. A un programma progressivo, con una euristica positiva, si possono perdonare anomalie, cioè fatti in disaccordo con essa se lo scienziato le riconosce come tali, e anche incoerenze, come furono la quantizzazione di Plank o il modello dell’atomo di Bohr che era in contrasto con una teoria molto ben corroborato quale l’elettromagnetismo di Maxwell. Questo implica, d’altro canto, che le teorie rivali in fase regressiva, possano resistere a lungo ai programmi progressivi, purché a difenderle ci siano scienziati abbastanza creativi da costruire una cintura di ipotesi ad hoc per spiegare le anomalie della teoria. Anzi queste ipotesi ad hoc possono persino essere feconde per la teoria, come per esempio la scoperta di Nettuno postulata osservando l’orbita di Urano, anomala rispetto alla teoria newtoniana. Per non affossare la teoria insomma si reinterpretano i fatti, e il successo ovviamente la fortifica, talmente tanto che l’anomalia del perielio di Mercurio non viene considerata come evidenza cruciale contro la teoria della gravita’.
Insomma, per Lakatos, finché una teoria -un programma di ricerca- ci (pre)dice cose nuove e tali fatti vengono corroborati, possiamo essere tolleranti con essa e accettarne le incongruenze.
La metodologia di Lakatos e’ sicuramente più debole rispetto a quella di Popper, tuttavia le critiche che muove a quest’ultimo mi paiono assolutamente valide ed essa mi pare offrire uno strumento fecondo di analisi e interpretazione della scienza. Non condivido tuttavia le critiche -implicite- mosse a Kunh e mi domando anche come Lakatos avrebbe giudicato teorie come quella della Stringhe che reinterpretano i fatti, aggiungono contenuto, ma prevedono fatti al momento non dimostrabili.